Io Saturnalia. Il Natale dei tempi antichi.
Macrobio, scrittore, grammatico e funzionario romano del V secolo, racconta nel suo libro, dedicato al figlio con parole commoventi, le diverse tradizioni e origini della festa dei Saturnali, ricorrenza tanto importante per i romani, la cui nascita risale a molto prima della fondazione di Roma. Si celebra Saturno, il dio che, dopo essersi rifugiato nel Lazio, raduna gli uomini sparsi sulle montagne con l’obiettivo di dare loro delle leggi sagge in modo da vivere in pace e armonia. Il suo regno è un’età dell’oro, gli uomini vi risiedono serenamente e sono governati con pacatezza ed equità.
Durante la festa che cade a dicembre, per la precisione il diciassette, chiamata in onore del dio, Saturnalia, i tribunali e le scuole sono chiusi, il lavoro si interrompe, le esecuzioni sono sospese. Si fabbricano e si offrono dei piccoli regali, normalmente statuine di terracotta, che vengono appese alle porte delle case o esposte agli angoli delle strade. Si frequentano i mercatini chiamati sigillaria. La città è decorata con rami di agrifoglio, vischio e edera e all’imbrunire è rischiarata dalla luce delle tante candele accese in ogni luogo. Si allestiscono banchetti pubblici al riparo dei portici e banchetti privati nelle case. L’atmosfera è di grande gioia e convivialità per tutti. Si scambiano doni e auguri, ovunque risuona l’auspicio festoso di: Io saturnalia. Si elegge, tra la gente del popolo, un principe, il re dei saturnali, che ha il compito di dettare le regole per il buon funzionamento della celebrazione.
Uomini e donne portano al collo ghirlande verdi e nessun romano, senatori e patrizi compresi, indossa la toga, per ottemperare ad un principio di eguaglianza. Ci si veste con una tunica molto colorata, che per i ricchi è l’abito da casa, per gli schiavi è la norma, si porta in testa un cappello a cono, tipico degli schiavi liberati, che curiosamente diventerà uno dei simboli della rivoluzione francese.
Nel giorno di festa dedicato a Saturno i ruoli sono rovesciati, gli schiavi sono serviti e riveriti dai loro padroni, hanno diritto di parlare ed agire, possono avanzare rimostranze e criticare tutti i loro difetti. Il gioco dei dadi, normalmente proibito, diviene lecito e gli stessi schiavi possono lanciare sfide ai loro proprietari.
Chi mai oggi tra le persone che esercitano il potere potrebbe mai pensare di vivere anche solo per un giorno o per scherzo la condizione opposta, ovvero di chi il potere lo subisce? I ruoli sociali sono separati, statici e definiti, mentre la lezione etica e altera che ci viene dall’antichità, porta con sé una dimensione inedita e saggia, mai più praticata. Nessuna civiltà ha mai messo in discussione se stessa e il proprio esercizio gerarchico del potere. I romani l’hanno fatto ed è tuttora, a distanza di secoli, un grandissimo insegnamento etico e morale, un atto pratico di grande importanza, che supera tutti i discorsi in proposito, pronunciati nei secoli, sull’esercizio della democrazia.
Diocleziano porterà la durata della festa a sette giorni, dal diciassette fino al ventiquattro dicembre, giorno del solstizio d’inverno.
Ego Saturnalia a tutti.
Annamaria Beretta