Gerusalemme. La X Legione Fretensis.

Gerusalemme. La X legione fretensis.  

Nel cortile dell’hotel Imperiale a Gerusalemme fa bella mostra di sé una colonna in marmo di epoca romana  con incise queste parole: Marco Iunio Maximo legato Augustorum legione X Fretensis. Risale al tempo dell’imperatore Augusto Severo, più o meno attorno all’anno 200. Nel museo a Gerusalemme si può ammirare  una monumentale  iscrizione  votiva, eretta dalla X legione in occasione del viaggio dell’imperatore Adriano nel 130 in Giudea, oltre a tre magnifici busti in bronzo dell’imperatore.   Nelle fonti ebraiche quando si parla dell’imperatore Adriano segue sempre un epitaffio: - possano le sue ossa essere frantumate. - Odiato più di Tito, che in un passaggio del Talmud di Babilonia, viene descritto  come colui che ha avuto una relazione con una prostituta su un rotolo della Torah, all’interno del tempio, dopo la sua distruzione. Non mi sembra molto reale ma ritengo che ognuno debba essere libero di raccontare i fatti  come crede. I tempi sono stati tumultuosi e la Storia giustamente viene narrata con più o meno enfasi  a seconda del proprio punto di vista.

La X legione è rimasta a Gerusalemme  fin dai tempi di Tito, anno 70 d.C. e se si esclude una parentesi violenta dovuta ad una rivolta scoppiata nel 132 e terminata  tre anni dopo con la morte del ribelle Bar Kobhka, detto anche il figlio della stella, si comprende come i legionari, che si sono succeduti in oltre duecento anni di permanenza,  abbiano occupato il loro tempo più lavorando di badile e cazzuola che impugnando le armi.  Hanno costruito, tracciando cardo e decumano,   templi, strade, acquedotti, terme, teatri, mercati e gallerie commerciali,  realizzando in pratica  tutte quelle infrastrutture utili per il buon vivere di un cittadino romano. Quando l’imperatore Adriano venne in visita si trovò davanti ad una città edificata che decise di chiamare in onore a se stesso e a Roma, Aelia Capitolina, così rinominò la provincia,  non più  Iudaea ma Siria Palestina.  Probabilmente l’imperatore decise  di erigere un tempio a Giove capitolino nel luogo dove c’era il tempio al dio ebraico e oggi c’è la cupola della roccia. Questo progetto scatenò le rivolte capeggiate da Bar Kobhka, domate da Giulio Severo, inviato dall’imperatore. Fu emessa una diffida   ai giudei di entrare nella città.  Impossibile avere riscontri archeologici oggi della presenza del tempio di Giove, il luogo è intoccabile e impenetrabile, chi si azzarda a percorrere i cunicoli  o a scavarne di nuovi paga seriamente la violazione. Rimane come testimonianza la monetazione e alcune parole in uso, come  ad esempio, tricameratum che sta a indicare la tripla cella del tempio a Giove capitolino.

La X legione rimane fino all’anno 298, dopodiché restano i veterani che hanno ottenuto come ricompensa per la loro dedizione all’esercito  la proprietà delle terre, prova sono le magnifiche domus romane con tanto di  affreschi dell’epoca, ritrovate nei dintorni della città.

Nel 330 Elena la madre di Costantino con il vescovo Eusebio si reca in visita e, come ci racconta la fantastica storia religiosa, trova un’infinità di reperti cristiani mentre oggi l’archeologia,  ci restituisce la presenza del tempio di Venere, la porta romana  di ingresso alla città, il teatro, il bagno termale, una fabbrica di mattoni, tutti marchiati X legione,  un forno, il tempio di Asclepio, il cardo e il decumano, statue e monete e chissà che altro emergerà ancora.

Eusebio vescovo di Cesarea ma sarebbe meglio dire di Nicomedia, perché nella città sede del potere imperiale si è insediato,   deve aver messo a punto il progetto secondo il quale una religione per poter essere presentata e riscuotere il relativo successo,  deve essere corredata da un supporto adeguato, i fatti religiosi narrati devono trovare corresponsione nei luoghi di riferimento. Come? Costruendoli.

C’è grande similitudine tra i nostri tempi e  quello che è successo diciassette secoli fa. Una narrazione viene imposta, come da prassi con il terrore  e stili di vita consolidati vengono soppressi. Come oggi furono chiuse le terme, le palestre, i thermopolia, bar dell’epoca,   i teatri, gli anfiteatri, le biblioteche e ovviamente le scuole. Ci sono voluti mille e più anni per riemergere dal buio.  Umanesimo e rinascimento ci hanno riportato alla luce.

Annamaria Beretta