Concilio di Elvira. Quarto secolo.
Manca la data esatta per un atto così importante, dove vengono definiti per la prima volta i canoni della nuova religione, si parla di anno 300 o 309, il tempo in cui Costantino dà l’assalto al potere. I vescovi riuniti nel concilio di Elvira, oggi Granada, città del sud della Spagna, approvano ottantuno canoni. Si sa poco o nulla della cristianizzazione della Spagna ma in questo atto che precede il sinodo di Nicea, si sovvertono tutti i valori della romanità. Si impone una nuova morale sessuale, si dettano regole di comportamento sociale, soprattutto si rovescia un concetto di tolleranza acquisita e normale per ogni cittadino romano dell’impero e viene concepita oltre che definita una nuova figura: il martire, che è colui che uccide, distrugge, terrorizza e qualche volta s’immola nel nome di un dio.
Le indicazioni perentorie dei vescovi riuniti, tra cui figura Ossio vescovo di Cordova e consigliere spirituale dell’imperatore romano Costantino, prevedono pene severe per una serie di “peccati”.
Comune agli ottantuno canoni è il carattere totalmente disciplinare e repressivo e secondo molti studiosi è indizio rivelatore di uno scarso rigore nella condotta di vita sia pubblica che privata dei cristiani.
E’ espulso dalla chiesa: chi divorzia e chi adora le divinità pagane, mentre chi consuma il proprio pasto con un giudeo è punito con l’esclusione dalla eucaristia fino a un periodo di dieci anni.
Le donne cristiane non hanno il diritto di sposare i pagani o i giudei a meno che questi non si convertano alla nuova religione. Quattro canoni portano ad una distanza dagli ebrei, il che dimostra vivaci e conflittuali relazioni tra cristiani e ebrei. Ai grandi proprietari terrieri viene vietato che i loro raccolti vengano benedetti dagli ebrei. Il concilio, con queste severe disposizioni, pone le basi nel diritto canonico dell’antisemitismo cristiano, i cui effetti devastanti dureranno fino al XX secolo.
Il concilio affronta per la prima volta nel suo canone numero sessantadue, la questione degli “ attori, istrioni, pantomimi e conduttori di carri nei circhi” e avverte: che tutti coloro che desiderano abbracciare la fede cristiana devono lasciare la loro professione nel settore, pena la scomunica. Ovviamente vietato è anche partecipare come spettatori agli eventi circensi o teatrali.
Si esalta la verginità mentre di contro la sessualità umana inizia a diventare qualcosa di malsano da estirpare e da condannare sempre. Non si hanno notizie della presenza di Paolo di Tarso in Spagna ma evidentemente le sue convinzioni in materia sessuale si sono divulgate.
Il canone sessanta così recita: “se qualcuno rompe un idolo e viene quindi punito con la morte, non può essere inserito nell’elenco dei martiri.”Per la prima volta appare la sciagurata parola martire, ovvero colui che “eroicamente” testimonia la sua fede e si sacrifica fino alla morte. Gli esaltati del quarto secolo vogliono raggiungere il martirio con i propri sforzi, passano all’azione distruggendo statue, templi, interrompono rituali pagani, assaltano e uccidono i sacerdoti pagani nell’atto delle loro funzioni. I vescovi con questo canone desiderano ricordare senza successo ai loro militanti il giudizio pubblico che incombe su di loro, purtroppo ne è nata una tradizione pericolosa e persistente che continua fino ai giorni nostri. Un’altra religione con aspetti fanatici ne ha raccolto l’eredità e s’impone al mondo occidentale con le stesse modalità.
Annamaria Beretta
P.S.: Non è stato facile reperire i dati sul concilio di Elvira, molto importante al fine di comprendere gli eventi di oggi. Lo studio della storia apre finestre temporali e permette di riflettere con autonoma consapevolezza, per questo ci tengo a sottolineare l'impegno di studio che è tanto.